Skillmapping, Design e l’ibridazione delle competenze

Mappatura competenze e organizzazioni: verso un modello ibrido tra design ed employee caring
 

29 Giugno 2022 5 min.

OpenKnowledge si è sempre occupata delle organizzazioni, delle persone e di come la tecnologia e le aspettative di un mercato in costante cambiamento impattano il modo in cui si gestiscono le interazioni e la generazione di valore.

L’attuale pandemia ha evidenziato come, per affrontare l’aumento di complessità e il nuovo contesto, sia necessario comprendere il momento storico e sapersi adattare nella vita di tutti i giorni ma anche all’interno delle aziende, spingendo le persone ad adottare nuovi stili di vita e nuovi approcci al lavoro.

L’alto tasso di turnover è la prova che i nuovi fattori derivati dalla pandemia influenzano la scelta dell’ambiente di lavoro e assumono un ruolo centrale nella decisione di rimanere o cambiare realtà lavorativa: chi lavora, infatti, non vuole più rinunciare al nuovo stile di vita e alle nuove possibilità che sono emerse in questo particolare momento storico.

In questa era del new way of working, dunque, le aziende sono chiamate a mettersi in gioco e innovare la propria employee experience attraverso iniziative di caring, che abbiano impatti positivi sulla soddisfazione e retention. Un esempio attuale è sicuramente quello di attivare e supportare iniziative di upskilling creando un doppio vantaggio: rimanere competitivi nel mondo del lavoro sia come azienda che come professionisti.

Multidisciplinarietà come chiave delle nuove sfide

Il profilo del nuovo skilled worker sta diventando sempre più multidisciplinare, sia nei percorsi formativi che porteranno alla sua crescita professionale, sia nei progetti in cui è coinvolto, costituendo così gruppi di lavoro contaminati e sempre più ibridi.

I team composti da vari professionisti diventano così centrali nella progettazione di soluzioni: le diverse competenze riunite in un unico gruppo permettono il dialogo tra diversi punti di vista e, di conseguenza, una presa di coscienza più globale sulle necessità del lavoro.

Openknowledge ha sempre cercato di proporre team multidisciplinari affinché rispondessero a richieste di clienti appartenenti a differenti industries, e mostrare quanto la diversità delle competenze unita alla collaborazione abbia un valore aggiunto.

Soprattutto in contesti dove il design si inserisce in ambito consulenziale, mettere a disposizione persone che si sono contaminate nel tempo collaborando con abilità tecniche diverse permette un approccio più fluido ai progetti, senza incorrere nella frammentazione progettuale dovuta alla complessa comunicazione tra competenze. Infatti, un designer multidisciplinare e contaminato riuscirà a progettare con una visione completa, e questo approccio lo aiuterà a comunicare meglio con gli altri professionisti coinvolti. (1)

In questo modo il team affronta la soluzione da sviluppare considerando le diverse necessità e i vincoli di ogni ambito (dallo sviluppo, all’interfaccia grafica, al contenuto) dando un output coeso fin dall’inizio, e aumentando grazie a queste premesse la qualità dei progetti sviluppati per i clienti.

Ma come definire con precisione il profilo lavorativo dei membri del proprio team? Come comprendere i punti di forza e debolezza del singolo per avere una panoramica globale dello skillset interno per creare team di progetto bilanciati da mettere a disposizione dei propri clienti?

Esistono diverse metodologie e framework per raggiungere questo scopo, uno di questi è lo skill mapping.

Skillmapping a servizio del design

Lo skill mapping è la metodologia che permette di visualizzare punti di forza e debolezza riguardo le proprie hard e soft skills. Una mappatura per imparare a conoscersi, per prendere consapevolezza del proprio skill set professionale, un ottimo punto di riflessione sulle proprie competenze e sulle opportunità di apprendimento. Esteso al proprio gruppo di lavoro, consente di comprendere la polarizzazione delle competenze nella composizione del team, al fine di creare un percorso formativo per espandere e contaminare i diversi profili.

La skill map ha la forma di un grafico radar, dove gli assi corrispondono a possibili skills che la persona può avere. Il valore su ogni asse rappresenta il livello di competenza per la corrispondente skill, dal valore 0 (poco competente) al valore 3 (molto competente). (2)

Considerando l’ambito dell’Experience Design, per esempio, le hard skill, ossia quelle più tecniche, potrebbero essere “prototyping”, “visual design” e “user research”. Le soft skills, cioè quelle più personali e trasversali, potrebbero invece essere “buona comunicazione”, “autonomia” e “capacità di adattamento”. Se tutti i membri del team valutano le proprie skills utilizzando la stessa scala di valore, si otterrà una skill map generale in cui ogni membro avrà specifiche caratteristiche espresse da un determinato valore.

Skill map come employee caring

La skills map può essere anche uno strumento utile per tracciare la progressione delle proprie competenze nel tempo: confrontando le skills map recenti con una visione to-be voltata al futuro è possibile costruire insieme alle persone dei percorsi di crescita professionale puntando sulle preferenze dell’individuo e tenendo conto della direzione del mercato.

La formazione in OK è costante: meeting settimanali permettono di aggiornarsi gli uni con gli altri, portando sul tavolo i nuovi trend o tematiche che appassionano i membri del team. Dall’accessibilità all’inclusività, da specifici case studies a tools appena scoperti: non manca occasione per scoprire brillanti novità e approfondire temi ben conosciuti, confrontando le diverse opinioni per stimolare una conversazione che porti nuovi punti di vista.

In che modo un framework come lo skill mapping può avere un impatto nel presente e tracciare una traiettoria verso la migliore collaborazione del futuro?

Experience Design Hub: verso una collaborazione fluida

Questa attività non può essere considerata un mero esercizio di consapevolezza, non può essere qualcosa che viene utilizzato una volta all’anno per aggiornare il proprio skill-set.

Il processo di gestione delle competenze deve essere adattabile, reattivo ma soprattutto fluido come lo sono i membri di un team, ed è fondamentale che la matrice o le matrici di competenze non vengano mai trattate come un documento statico.(3)

Non è segreto che oggi giorno si abbia necessità di un bagaglio di competenze vario, che ha una conoscenza trasversale su competenze che concorrono alla definizione di un medesimo obiettivo. Nell’ambito del Design, parlando nello specifico di Experience Design, si ha la necessità di avere una foundation di varie competenze, in quanto UX, UI, UX writing e Service sono discipline che devono comunicare tra loro e collaborare per generare un deliverable univoco, solido e completo.

Per facilitare questa missione le competenze verticali dei vari professionisti si devono allargare e contaminarsi con quelle degli altri, un’ibridazione che tenga in considerazione durante ogni flusso di progettazione i limiti e le peculiarità di ogni disciplina coinvolta.

Più che una fotografia statica, più che uno strumento di riferimento, lo skill mapping deve essere considerato come una forza al cambiamento, ad una conoscenza trasversale sulle diverse competenze messe in gioco sui progetti, una spinta alla collaborazione fluida. (4)

Autori

Michele Antonelli, Fabio Satriano, Valentina Marana

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